Costringevano una ragazza affetta da grave deficit cognitivo a prostituirsi, anche attraverso minacce, appropriandosi dei proventi. Ha condotto a tre ordinanze di custodia cautelare, due in carcere e uno ai domiciliari, per favoreggiamento e sfruttamento della prostituzione, aggravato dalle intimidazioni e dall’aver approfittato dello stato di minoranza psichica della vittima, l’attività condotta dai militari del nucleo operativo e radiomobile della compagnia di Spoleto, coordinati dalla procura della repubblica spoletina, avviata dal mese di agosto dello scorso anno.
A finire in carcere il padre della ragazza, uno spoletino tra i 45 e i 50 anni, operaio, che stando alle indagini, accompagnava la figlia agli appuntamenti e le procacciava egli stesso i clienti pattuendo anche il prezzo delle prestazioni. La ragazza andava a consumare i rapporti in un albergo di Spoleto con la connivenza – appurata sempre nel corso delle indagini – dell’albergatore che non registrava i clienti e per questo è finito ai domiciliari ed è stata disposta la chiusura dell’albergo.
Nel corso dell’attività investigativa è emersa anche una terza figura: un rumeno, di circa 30 anni, che aveva un forte ascendente sulla ragazza che – stando a quanto è emerso – era innamorata di lui. Sfruttando questo sentimento che la giovane provava, il trentenne la induceva ad esercitare la prostituzione minacciandola di lasciarla qualora non avesse guadagnato almeno 100-200 euro al giorno, cifra che egli stesso si faceva consegnare dalla ragazza la sera, al termine della sua attività. Anche il ragazzo rumeno, disoccupato è stato arrestato e condotto in carcere, per sfruttamento della prostituzione, con l’aggravante di essere l’ascendente della vittima.
Al termine dell’attività la ragazza è stata affidata ad una struttura di cura affinché possa reinserirsi nel tessuto sociale, proseguono invece gli accertamenti sui circa 80 clienti, che sono stati già tutti individuati.