Quale titolo darei se dovessi scrivere ora un libro su Paolo? Amore. Quello incondizionato di Paolo Rossi verso la moglie Federica, le figlie Maria Vittoria e Sofia Elena e il figlio Alessandro. Quell’amore che Perugia, ormai la sua seconda città, ha voluto tributare a Pablito che ha fatto il suo ingresso sul manto verde del Curi a 41 anni di distanza da quel gol alla Juve, uno dei momenti più belli della storia del Grifo. Ad accoglierlo c’erano i tifosi della Nord che hanno seguito in religioso silenzio, fuori dallo stadio, l’arrivo e l’uscita della salma. Sul terreno del Curi, in ossequio alle norme anti Covid, i suoi familiari, gli ex compagni di squadra in maglia biancorossa, il sindaco Andrea Romizi e le istituzioni e a una delegazione del Perugia. Già, Perugia, entrata nel cuore di Paolo dopo il matrimonio con Federica, perugina doc, nel 2010. Perugia che aveva segnato il debutto in serie A di Pablito, con la maglia del Como il 9 novembre 1975. Una sola stagione in biancorosso nel 1979-80 con 13 gol in campionato ed uno in Coppa Uefa. L’idea geniale e innovativa del presidente D’Attoma di mettere lo sponsor sulla maglia da gioco per finanziare l’arrivo di Pablito dal Vicenza. Due anni dopo l’esperienza con il Perugia il Mundial 82 che gli cambiò la vita: la tripletta al Brasile, la doppietta alla Polonia e il gol in finale alla Germania Ovest che fece festeggiare l’Italia intera e fece di Pablito l’icona del calcio italiano e lo fece entrare di diritto nella storia del calcio mondiale. Coppa del Mondo, titolo di capocannoniere e Pallone d’oro, tutto in un colpo solo. Un’impresa che solo Ronaldo, 20 anni dopo, riuscirà a bissare. E allora, con la telecronaca di Padre Mauro, immaginiamocela così questa domenica di sole di dicembre: lancio da metà campo di Renato Curi, Paolo Rossi controlla, dribbla l’avversario e la mette all’angolino dove il portiere non può arrivare. Proprio sotto la Nord che esulta. Il Perugia in vantaggio. Ha segnato Pablito.
NICOLA AGOSTINI